NEUROLOGIAPSICHIATRIASCIENZE UMANErivista della Fondazione "Centro Praxis"AMMESSA AL PREMIO PER I PERIODICI DI ELEVATO VALORE CULTURALEDiretta da: Raffaello Vizioli e Severo PuotiE-MAIL Fonprax@Caserta.peoples.itVolume XVI - N. 5 - Settembre-Ottobre 1996 - Pagine 745-751 |
L'assistenza psichiatrica in Italia è stata radicalmente modificata, nel 1978, con l'entrata in vigore della Legge n° 180 (G.U., 1978); raccogliendo esperienze che venivano condotte pionieristicamente in numerose Province italiane, sulla scorta di pratiche già maturate in altri Stati, il "fuoco" dell'intervento psichiatrico venne trasferito dall'O.P. al territorio. Si trattò di una sorta di "rivoluzione copernicana" psichiatrica (Mazzeo, 1981), nel senso che mentre in precedenza il territorio gravitava intorno all'O.P., con la legge 180 furono poste le basi perché l'O.P. divenisse una delle strutture psichiatriche, ad esaurimento, che gravitavano intorno al territorio, diventato così il centro di ogni intervento psichiatrico, il luogo d'origine della rinnovata progettualità psichiatrica.
Numerosi furono però i problemi lasciati irrisolti dalla legge 180, quasi che magicamente dovessero da soli risolversi. Fra questi il destino degli ospedali psichiatrici ("graduale superamento", troppo generico), la cronicità psichiatrica (a lungo negata perché considerata frutto della istituzionalizzazione e quindi destinata e scomparire con la scomparsa degli OO.PP.), le strutture intermedie ("pensate" nella formulazione della legge 180 ma "non scritte", quasi che una sorta di "agrafia" avesse colpito gli estensori della legge).
Vi erano, certo, territori che già prima della legge 180 avevano iniziato a risolvere tali problemi, ma esistevano anche realtà in cui la soluzione era ancora molto lontana.
Alla legge 180 seguirono le leggi regionali per la sistemazione della materia, ma con criteri difformi da Regione a Regione, tanto da produrre quel fenomeno che fu definito "a pelle di leopardo".
Numerosi furono i convegni e gli incontri di studio che si proponevano di giungere a definire le linee per una modifica della legge psichiatrica, e successivamente vennero presentati in parlamento dei disegni di legge (De Lorenzo, 1991; Garavaglia, 1992; Renzulli, 1992; De Lorenzo, 1993; Tarantelli, 1993) che si prefiggevano di modificare la legge 180; alcuni di essi giunsero a buon punto nell'iter parlamentare, ma nessuno si concretizzò in una nuova legge nazionale.
Tutto questo lavoro ha trovato finalmente sbocco nel DPR 7.4.94 "Approvazione del Progetto-Obiettivo Tutela della salute mentale 1994-1996" (G.U., 1994) con il quale vengono definite la costituzione del dipartimento e la sua struttura organizzativa, e vengono fornite finalmente delle direttive chiare ed univoche per il definitivo superamento degli OO.PP.
Nell'attuazione di quest'ultimo punto si registrano ancora delle fasi di stallo dovute, ritengo, alla discrezionalità lasciata dal Progetto-Obiettivo nel definire le situazioni assistenziali dei degenti degli OO.PP., da cui scaturiscono i bisogni di strutture intermedie residenziali.
Il presente lavoro si propone di ricercare dei criteri oggettivi per definire la situazione assistenziale dei degenti degli OO.PP., in maniera da programmare le strutture intermedie necessarie, sulla base dei bisogni effettivi e non sulla base di presunzioni di bisogni del tutto sganciati dalla realtà.
Il lavoro nasce dalle esperienze condotte dal sottoscritto presso il 3° reparto uomini dell'O.P. di Lecce, e che, sulla base dei criteri individuati proseguono presso il 2° reparto donne del medesimo O.P. Tali criteri potrebbero costituire la traccia per un modello organizzativo di più ampio respiro.
Il lavoro è stato compiuto su di una utenza di 30 pazienti di sesso maschile ricoverati presso il 3° reparto uomini dell'O.P. di Lecce. Le indicazioni scaturite sono state trasmesse alla direzione sanitaria; la chiusura del reparto non ha consentito di completare il lavoro con la dimissione effettiva di tutti ricoverati, redistribuiti in altri reparti del medesimo O.P. Attualmente il lavoro viene proseguito presso il 2° reparto donne.
Per prima cosa è stata effettuata la revisione diagnostica di tutti i casi secondo i criteri del DSM-III-R (A.P.A., 1987) e per ciascun paziente è stata compilata una scheda con la diagnosi multiassiale.
Successivamente le schede sono state correlate con le 3 situazioni assistenziali previste dal punto D del Progetto-obiettivo, di seguito elencate:
Si sono cercati quindi dei criteri imparziali di assegnazione di ciascun caso a ciascuna situazione assistenziale, ritenendo di identificare i seguenti criteri:
In particolare, si è ritenuto che la presenza di una diagnosi in Asse I ci debba portare a considerare il caso di competenza psichiatrica; sarà poi il criterio dell'età cronologica a farci decidere per l'inclusione fra i casi in situazione assistenziale b (età maggiore di 65 anni) o c (età inferiore ai 65 anni). Se in Asse I non è presente alcuna diagnosi è evidente che il caso non sia da ritenere di competenza psichiatrica; la presenza di una diagnosi neuropsichiatrica in Asse II e/o III (ritardo mentale e/o sindrome comiziale) ci induce a collocare il paziente fra i casi in situazione assistenziale a. Per alcuni di questi la presenza di rilevanti disturbi comportamentali può far sorgere qualche perplessità circa l'esclusione di una competenza assistenziale psichiatrica; in tali casi andrà valutata la eventuale diagnosi concomitante di Disturbo Organico di Personalità (Asse I) e se così fosse il caso va incluso in una delle situazioni b o c.
Alla revisione diagnostica possono trovarsi alcuni pazienti con diagnosi in Asse I in Remissione, o addirittura senza alcuna diagnosi neuropsichiatrica nei 3 Assi, oppure con diagnosi neuropsichiatrica ma con elevato punteggio in Asse V alla Scala VGF; per questi si potrebbe proporre una categoria aggiuntiva, d, che preveda l'inserimento in contesti non istituzionali (es. rientro in famiglia ove possibile, inserimento in gruppi appartamento, ecc.).
Per quanto riguarda il 3° reparto uomini si ottennero i seguenti risultati:
Ciascun reparto dell'O.P., compiuto il lavoro di inclusione dei casi in una delle situazioni assistenziali, trasmette i dati al Coordinamento del Dipartimento che li raccoglie, li elabora e propone alla Direzione Generale della A.S.L. quali strutture intermedie, e di quale tipologia, necessitino per operare il definitivo superamento dell'O.P. Al fine di garantire la riservatezza, la trasmissione dei dati può essere effettuata utilizzando un codice alfanumerico che si presti ad una facile elaborazione. Il codice potrebbe essere così composto:
Il codice risulterebbe essere ad esempio: AXPM3601 per una paziente di sesso femminile (seconda lettera), che si chiami P.M. (terza e quarta lettera) nata nel 1936 (primi due numeri), ricoverata nel reparto 01 (secondi due numeri) e che si trovi nella situazione assistenziale a (prima lettera), oppure BYMO2502 per un paziente di sesso maschile, che si chiami M.O. nato nel 1925, ricoverato nel reparto 02 ed in situazione assistenziale b,. Nella Tab. 1 sono riportati i dati relativi ai degenti del 3° reparto, secondo questa codifica.
Una volta ottenuti i codici risulta agevole elaborarli e ricavarne i dati sul fabbisogno di strutture intermedie di tipologia a, b o c e quindi passare alla fase programmatoria sulla base dei risultati reali.
Sulla scorta dell'esperienza condotta è possibile affermare che l'attuazione di quanto previsto dal Progetto-Obiettivo è un utile strumento di programmazione psichiatrica, oltre a rivelarsi come una modalità assistenziale fortemente qualificante della operatività psichiatrica in una struttura ad esaurimento quale l'O.P.
Il lavoro potrebbe anche essere esteso ai pazienti del territorio che si trovino in situazione di "nuova cronicità" e questi dati potrebbero venire integrati con quelli dell'O.P. per un quadro più esauriente.
Potrebbero anche prevedersi dei livelli più elevati di programmazione,
regionali o addirittura nazionale, quale censimento di tutti i degenti degli
OO.PP. in Italia, ma questo problema esula dai compiti del presente lavoro.
In questo studio l'A. propone una metodologia di lavoro finalizzata all'attuazione del Progetto-obiettivo "Tutela della salute mentale", per la parte che riguarda il definitivo superamento degli Ospedali Psichiatrici.
In this study the A. proposes a methodology of work directed to realize the Objective-Plan "Defense of mental health", about the part that concerns the definitive overcoming of the Psychiatric Hospitals.
A.P.A.: DSM-III-R, Ediz. Ital., Masson, 1991.
De Lorenzo F. et al.: Disegno di legge "Nuove norme sulla tutela della salute mentale". Testi delle proposte di legge, Senato della Repubblica, n° 2596, X Legislatura, 1991.
De Lorenzo F. et al.: Disegno di legge "Nuove norme sulla tutela della salute mentale", in Atti parlamentari, Camera dei Deputati, n° 2335, XI Legislatura, 1993.
Garavaglia M.P. et al.: Proposta di legge "Nuove norme sulla tutela della salute mentale". Testi delle proposte di legge, Camera dei Deputati, n° 1528, XI Legislatura, 1992.
G.U. n° 133 del 6.5.1978
G.U. n° 93 del 22.4.1994
Mazzeo A.: L'assistenza psichiatrica nella Provincia di Lecce prima e dopo la legge n° 180 del 13.5.78. Fol. Neurops., XXIV, 1-2, 1981.
Renzulli et al.: Proposta di legge "Norme per l'attivazione degli interventi per la tutela della salute mentale". Testi delle proposte di legge, Camera dei Deputati, n° 292, XI Legislatura, 1992
Tarantelli B. et al.: Proposta di legge "Istituzione della Consulta Permanente per la salute mentale e provvedimenti per la programmazione, l'attuazione ed il finanziamento dei servizi di salute mentale", in Atti parlamentari, Camera dei Deputati, n° 2289, XI Legislatura, 1993.