relatore: Gianni Tadolini, psicologo-psicoterapeuta. Esercita la professione prevalentemente a Forlì dal 1978, sia nel lavoro clinico con i pazienti che in attività di ricerca e formazione in ambito neuroscientifico. Collabora con l'Unità di Farmacologia Comportamentale del Laboratorio di Neurofarmacologia dell'Istituto di Ricerche "Mario Negri" di Milano e con alcuni Istituti medico-tecnici del Canton Ticino, in Svizzera. È responsabile della Sezione di Neuroscienze dell'Associazione per lo Studio della Psicologia e delle Neuroscienze "Gian Mario Balzarini" di Forlì.
Da anni porta avanti una riflessione sull'opera di Ludwig Binswanger sulla tradizione di derivazione heideggeriana.
"Questo Ente, che noi stessi già siamo,
e che ha, tra le altre possibilità di essere,
quella di cercare, noi lo indichiamo col
termine Dasein (esserci) ... "
Martin Heidegger
Apertura:
Alcune settimane fa passeggiavo di sera per le strade di Piccadilly Circus, nel centro di Londra. Il vociare della gente, il lampeggiare fosforescente e frenetico delle insegne luminose, il rumore delle sale-giochi, la frequente vista di individui già ubriachi nonostante l'ora non tarda, l'accalcarsi faticoso dei giovani all'entrata dei locali notturni, mi davano stordimento ed un'ansia leggera che si somatizzava in una appena percettibile nausea. Non erano sensazioni marcate, ma comunque sufficienti a rivelarmi l'incompatibilità tra il mio mondo interiore e quell'ambiente.
Mi applicai per diversi minuti ad osservare i volti delle persone, cogliendo spesso sguardi che mi parvero vuoti, a volte disperati. La gente si ammassava, si spingeva o si imbambolava di fronte ad un cartellone pubblicitario, ad una vetrina con strani raggi di luce azzurrognola, o si appoggiava ad un muro, dopo un evidente pieno di birra.
Quello era il regno del non-senso, un luogo organizzato al fine di mascherare l'angoscia dell'esistenza attraverso un sofisticato sistema di stimoli sensoriali, soprattutto visivi ed auditivi, capaci, in qualche modo, di allontanare l'individuo dall'atto del riflettere, quell'atto che lo avrebbe collocato nudo di fronte a se stesso, al proprio vuoto, alla propria depressione, al proprio interrogarsi sul senso del vivere. Quindi, fare ... Fare ... Fare ... Fare sempre di più ... Tuffarsi nel fare fino a dimenticare l'incalzare dell'Essere, un Essere sì tremendo e grandioso, ma troppo lontano, irriconoscibile, troppo ricco di senso per essere tollerato da un'anima umana incapace di coraggioso silenzio. Quindi, meglio frastuono, birra e sale-giochi per questo "uomo" così distante dalla propria dignità di "Uomo".
Per accostarsi alle meditazioni:
Tutta l'opera di Binswanger è una riflessione sul senso dell'esserci (Da-sein); è un'analisi del fatto di esistere come uomini (Da-sein-Analyse). Uomo: was ist das ?
La risposta a questa domanda pone la linea di demarcazione tra la possibilità di un'esistenza autentica e quella di una "esistenza mancata", ossia tra la verità e l'illusione, tra il significato e l'alienazione. Da ciò la costruzione di una prassi di analisi dell'alienazione come percorso di cura e liberazione attorno alla psiche (Über Psychotherapie. Ausgew, 1947).
Fondamentalmente due sono i punti dai quali trae origine la riflessione binswangeriana: il confronto con Sigmund Freud e la lettura dell'opera di Martin Heidegger Sein und Zeit (Essere e Tempo) che Ludwig affronta già in età matura, poco prima dei cinquant'anni, e che gli consente il distacco dallo schema freudiano.
Ma è innanzitutto il rapporto con Jung e Freud, importantissimo per la formazione di Binswanger, che va preso attentamente in considerazione, perché l'evoluzione del pensiero del medico-filosofo di Kreuzlingen (cittadina Svizzera dove Binswanger nasce nel 1881) è una graduale, sempre rispettosa critica al maestro viennese.
Ludwig conosce Freud tramite Jung (suo professore all'Università di Zurigo) in un viaggio che compiono assieme a Vienna nel febbraio del 1907. Binswanger ha allora ventisei anni, Freud cinquantuno. Ludwig assume nei confronti del collega più anziano, e ormai ricco di notorietà, un atteggiamento di stima, quasi di venerazione che non abbandonerà pià, neppure quando supererà l'ottica psicoanalitica. Viene resa testimonianza di questa amicizia nel volumetto Erinnerungen au Sigmund Freud, pubblicato nel 1956, a settantacinque anni (trad. it. - Ricordi di Sigmund Freud - ed. Astrolabio-Ubaldini, 1971).
Il dissenso dalla posizione freudiana appare comunque dal 1913, quando Binswanger visita Freud con Paul Häberlin, nel mese di marzo. Nel testo sopra citato Ludwig racconta di essere totalmente in accordo con l'amico Paul che contestava a Freud di far derivare la coscienza dall'istinto. Nello stesso brano Binswanger sorride dell'interpretazione che Freud dà della "cosa in sé" di Kant, assimilando l'assunto kantiano a quello di inconscio: è evidente che Binswanger si sentisse già molto più ferrato in filosofia di Freud, ma non palesasse questa sua superiorità per ragioni di rispetto. Da questi piccoli accenni si coglie come la tendenza biologistica di Freud, tendenza che lo spinge a far derivare dall'istinto tutto il sistema psichico, non fosse ben accetta da Binswanger, che già presentiva il bisogno di una metapsicologia ontologicamente fondata.
I pochi anni che precedono la prima guerra mondiale vedono Binswanger impegnato nella direzione dell'ospedale sanatoriale di Kreuzlingen, incarico professionale ereditato dal padre a partire dal 1911. È possibile immaginare come il contatto quotidiano con il consumarsi della vita (in quegli anni i sanatori erano più o meno un'anticamera della morte) e l'approssimarsi del sinistro alito del grande conflitto bellico, abbiano spinto il giovane medico alla ricerca di una dimensione metapsichica e metafisica che gli consentisse da un lato di restare fedele al rigore dell'osservazione scientifica, senza sconfinare in contesti pseudoteologici, come fu per Jung (e forse anche per un altro grande psichiatra-filosofo: Karl Jaspers), dall'altro di superare il materialismo freudiano, pansessualista e panbiologista, per aprirsi ad una prospettiva antropocentrica arricchita da una propensione metafisica. Sono gli anni di quella sofferta ricerca speculativa che troverà compimento solo nell'incontro con l'esistenzialismo heideggeriano, ma che viene altresì nutrita dal singolare affetto di Freud per Ludwig, al di là delle diversità di posizione concettuale (caso unico nella storia delle relazioni amicali di Freud. È noto come il maestro viennese fosse sprezzante e cinico nei confronti dei discepoli dissenzienti).
Ma non possiamo soffermarci più a lungo sulla relazione tra Freud e Binswanger perché è ora di affrontare l'importante evento che rese possibile la fondazione della Daseinsanalytik: l'incontro con Sein und Zeit di Martin Heidegger, quando Binswanger aveva circa quarantotto anni.
Essere e Tempo fu pubblicato nel 1927 e rappresenta il punto di distacco di Heidegger da Husserl, suo maestro. Il testo di Heidegger è una approfondita rivisitazione critica dell'ontologia (problema dell'Essere) attraverso la quale l'Essere non viene più concepito né come "semplice presenza", né come entità metafisica trascendente, come ad esempio nella filosofia aristotelico-tomista (San Tommaso d'Aquino, Summa Theologica), né come divinità immanente (panteismo), quanto piuttosto come Essere-nel-mondo, quindi un "esserci" (Dasein in der Welt) che implica il progetto di ricerca dell'uomo sul senso del proprio esistere nella temporalità e con lo scacco continuo imposto dalla limitatezza e dalla morte (per Heidegger l'uomo è un sein zu Tod). Quindi il senso dell'Essere può essere colto a partire dalla riflessione sull'esserci, e questo è il più importante compito che un uomo possa darsi. Cogliere il senso è l'impegno fondamentale del pensiero esistenzialista, quasi in opposizione a gran parte della precedente tradizione filosofica, dai presocratici a Kant e ad Hegel, che si impegnano piuttosto a speculare sull'Essere in sé e solo secondariamente si pongono il problema di come tale riflessione possa interessare il vissuto umano. Heidegger rende l'ontologia antropocentrica ed arriva a conferire all'uomo la dignità unica di "pastore dell'Essere".
Implicitamente il lavoro heideggeriano compie una decategorizzazione complessa che va ad interessare tutte le scienze umane, non escluse la psicologia e la psicopatologia. Così anche le categorie psichiatriche tradizionali si scoprono deboli ed inadeguate a descrivere la sofferenza umana e sono costrette a lasciare spazio ad una riflessione più profonda e corposa. Possiamo ben dire che ogni sistema di psichiatria descrittiva, da Kraepelin al DSM-IV, è povero e muto, perché assai poco ci dice circa l'essenza del soffrire psichico. Il tema della sofferenza è strettamente connesso a quello del senso dell'esistenza. La psichiatria descrittiva, invece che interrogarsi sul senso dell'esistenza per il paziente che "soffre la propria esistenza" (solo una riflessione sul senso dell'esistenza sarebbe veramente fondante), si limita ad appoggiarsi alle categorie socioculturali di normalità e patologia, concetti ben lontani dall'avere spessore e forza di basamento. Anche la psicoanalisi che, rispetto alla psichiatria supera almeno le ristrettezze della descrizione sintomatica per concentrarsi sulla dimensione storica eziogenetica, resta imprigionata nella categoria della "libido", troppo biologica e limitata per essere fondante: all'origine di ogni nevrosi, prima di un problema di conflitti energetici tra pulsioni e difese, esiste un problema di senso dell'esistenza. Ciò induce Binswanger a sostituire alle categorie di normalità e malattia, troppo biologizzate e rigide, quelle di esistenza autentica ed esistenza mancata, ed al concetto di psico-analisi (analisi della psiche) quello di analisi dell'esserci.
L'attribuire un senso all'esistenza innesca un rimodellare alla base tutta la propria struttura complessuale irradiandola della "luce dell'Essere". Per dirla con terminologia heideggeriana: quando nella "notte del nulla traluce il raggio dell'Essere" tutto l'esserci risulta trasformato, e là dov'era l'assenza di significato ci sarà il senso e la pienezza dell'Essere.
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